“Mai hanno sentito nostalgia di un non so che di ignoto e di remoto, mai quella profondità che si prova nel contar per un niente: e nel poter uscire dalla Porta Del Nord con quattro soldi in tasca e una leggera canna in mano” (Søren Kierkergaard)
Di Kos, città Natale di Ippocrate, avevo già scritto un anno fa. Ci torniamo io e Carlo per fare onore all’abitudine, regalandoci però le 4 stelle del Cosmopolitan Hotel, che 4 stelle non sono, ma 3 piene si. Questi 7 giorni per me saranno incredibilmente importanti. Me li regalo ogni anno ed arrivo al limite, con la lingua fuori e la necessità di riposare e riconciliare. Quello che Kos ti insegna è che si può essere felici con poco, sostanzialmente un buon amico e una buona birra. Il mare lo mette lei. Gratis, perché se bevi l’ombrellone e i lettini vengono con le bibite (quando il prodotto è gratis il prodotto sei tu, a volte sei pure felice di essere prodotto).
Nel tempo abbiamo sviluppato quello che potrebbe sembrare un decandentismo nichilista che è ormai divenuta filosofia: partiamo dall’idea che la vita non deve essere bella per forza. Mi ritengo un outlier del privilegio, mi è andato davvero tutto bene fino ad ora, ma penso che anche chi leggerà queste righe da un ombrellone di Jesolo lo sia. Eppure siamo tutti incazzati e insoddisfatti, sempre. Ma soprattutto superficiali. Credo che la parola felicità, la sensazione di felicità, la felicità dipendano dal Gap tra aspettative e realtà. Ci aspettiamo di diventare ricchi, ci aspettiamo che vada tutto bene con la morosa, ci aspettiamo di prendere 30. Semplicemente, non è sempre così. Eppure la nostra zoppa condizione è migliore del 99% degli altri, senza scomodare Gaza e Kiev.
Ma siamo arrabbiati, abbiamo bisogno dei terapeuti e rifiutiamo gli orali alla maturità. Prendere posizione in tal senso è difficilissimo perché la tentazione di mettere il cappello del “genitore veneto” è forte (Me nona me gavarìa da un stramusòn se gavesse mancà de rispeto ae maestre - La mia nonna mi avrebbe dato un ceffone se avessi mancato di rispetto alle maestre), è chiaro che questo è sbagliato perché gli strumenti culturali che offriamo ad una generazione snowflake sono pochi e spuntati. Gran parte della colpa io la assegno al troppo ingestibile: perché una volta era tutto meno complesso? Perché non avevamo l’iperscelta. E nell’iperscelta non fruivamo solo contenuti aspirazionali (Sinner in formato 2 minuti su TikTok) ma per vedere i Gol di 90° minuto ti dovevi sorbire anche le interviste di Reggiana - Empoli, e semplicemente sapevi aspettare. La riconciliazione passa dalle piccole cose, io e Carlo su GetYourGuide abbiamo scelto un tour più brutto degli altri, più corto degli altri, più economico degli altri, con meno stelle degli altri: semplicemente perché va bene così.
Ieri siamo stati a Zia, un paesello locale da cui teoricamente si vede un bel tramonto
È stato noiosissimo. Negozi tutti uguali, turisti tutti uguali, corriere in angoli angusti per catturare un sole sempre uguale. Penso sia questo il motivo per cui chi può cerca nel lusso non più l’ostentazione ma la tranquillità, paradossalmente lo spazio e la personalizzazione. Cose tipo Dolce & Gabbana a Taormina:
Il problema di questo secondo modello è che ne vuoi sempre di più, ti annoi subito, snobbi il tuo essere nello 0.5% del mondo. L’altro problema è che quasi nessuno può permetterselo. Forse qualcosa possiamo impararlo da Caspar David Friedrich, il suo viandante sul mare di nebbia
è un manifesto del wandern che “pressoché intraducibile in italiano, indica un’area semantica all’incrocio tra peregrinare, vagare, andare a zonzo, camminare con o senza meta” (Massimo Mori, esperienze del camminare). Il sonno che traccio con Oura Ring qui è incredibilmente più lungo, la linea dello stress passa da tensione a relax per quasi tutto il giorno. Per forza direte voi, sei in vacanza. Nick Magiulli (bel blog) che ha appena pubblicato in italiano “Just Keep Buying” dice però che l’amore per il proprio corpo vale più o meno come 100 mila euro in banca, non solo perché stare bene evita il costo anche economico di stare male, ma anche perché un corpo sano produce valore. Quindi possiamo concludere che io sono in vacanza per diminuire la probabilità di smettere di produrre reddito :-) , ora la allungo di un’alta settimana :-)
Nota curiosa per chiudere questo insieme di pensieri sparsi. Ho pubblicato su Linkedin questo post:
Oggi stavo ascoltando “The Bull”, un podcast di finanza personale. Ad un certo punto ho pensato che vorrei proprio pagare per un’ora di call con Riccardo Spada per chiedere la sua opinione su un BTP. E poi ho pensato a quanto i consulenti (finanziari, ma anche di marketing) cerchino di “attaccare un bocchettone” di lungo periodo, il famoso recurring revenue. Forse quel modello è agli sgoccioli, forse pagare “a missione”, “a singolo asset” è un pezzo del futuro. Se la conoscenza costerà sempre meno, le asimmetrie informative si ridurranno. E cosa ci convince spesso quando acquistiamo un fondo da una banca? Asimmetria informativa rispetto al rendimento di un buon etf che posso comprare in autonomia. Forse anche nel marketing esiste questo fenomeno e “i canoni” andranno sostituiti con modelli diversi, non per forza meno danarosi ma diversi. Ci rifletterò
Il senso dello stesso era “la consulenza sta evolvendo”. Basta. Apriti cielo, ho attirato decine di commenti di consulenti incazzati che dovevano difendere la propria rendita di posizione. Ogni mattina mi sveglio chiedendomi se sono l’amministratore delegato di Netflix o di Blockbuster e mi spingo a mettere in crisi il modello dell’azienda che io stesso guido, perché non vedo altro modo per esserci tra 5 anni. I ragazzi qui sopra invece hanno alzato gli scudi con un approccio protezionistico che a confronto di Dazi di Trump sono un manifesto open source.
Insomma, volevo solo ricordarvi di provare a essere felici. Buon sabato.
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Vieni a buttare il cash a Taormina invece di citarla e basta