“Conoscere gli altri è intelligenza, conoscere sé stessi è saggezza” (Lao Tsu)
Nell’ultimo anno il mio rapporto col marketing non è stato semplice. Il nemico che temo di più nella vita, la noia, si era impossessato di questa parte professionale rendendo poco attrattive parti del mio lavorare quotidiano. Sono tornato sui libri.
Complice un corso che Ca’ Foscari mi ha chiesto di tenere, ho bussato al confessionale della scuola milanese di marketing (Valdani, Arbore) per fare una cosa oggi rivoluzionaria: studiare. Mi sono immerso nelle barriere all’entrata, i giochi competitivi e le strategie di channel management infliggendomi tesi di dottorato dell’Università di Messina e gemmando slide così:
Con buona pace del funnel. Ho capito che il digitale ci ha “accecati” con la promessa di un nuovo marketing, quando era invece comparso solo un nuovo “pezzo” del marketing. Ho avuto la fortuna di incontrare studenti ed aziende importanti in questo percorso, un’etnografia che passa da parecchi spritz al select in zona San Giobbe (Venezia) e corse su e giù per il Veneto che ancora produce. Ho incontrato tre storie che vale la pena raccontare partendo da un domanda che, spoiler, non avrà del tutto risposta: come si cresce?
In un mondo iper-connesso non si cresce più solo con Porter, bisogna spingersi all’analisi dell’ambiente interno per cercare il valore
Questo nuovo approccio, detto “Resource Based View” da molta importanza alle risorse che l’azienda possiede, che devono essere cacofonicamente VRIO (vedi figura). Visto che me lo chiedete spesso, i miei corsi di marketing parlano proprio di ste cose qua. Tutto lo sforzo teorico siede su una convinzione che sto maturando nella mia mente, è fatta così:
Grazie ChatGPT.
Quando abbiamo ridotto il marketing alla customer journey, ci siamo seduti su un modello che è più o meno sempre uguale:
Personas
Customer Journey
Tecnologia
Leve di marketing
Mail Marketing Automation
Misurazione
Abbiamo però dimenticato due cose:
come si fa analisi sul campo, un docente conosciuto ieri mi ha detto “fai come gli inglesi e i francesi di una volta se vuoi fare antropologia, ruba gli oggetti”, non è edificante, ma è un pezzo della partita.
Il marketing strategico: segmentazione, posizionamento, giochi di imitazione e posizione, barriere competitive, pricing, channel management e manovre di marketing.
Faba (Racconta Storie), Unifarco (Farmaceutica, dai quelli del Ceramol) e Castagner (Grappa) queste cose le hanno capite. E poi è arrivata Avo, Alessandro Biggi. Ho preso appunti male sul mio Remarkable ma ho imparato tre cose
Fai un buon prodotto
Cura le relazioni
Trova la gente giusta
Detto tra noi, marketing è portare un prodotto a un mercato, ma c’è una cosa che fa la differenza, bisogna studiare. Come diceva Velasco: allena quello che non ti piace.
Concordo Giorgio!
È un cambio di mentalità. Si parte da dove le cose nascono (etnografia), si progetta dove vogliamo andare (strategia) e ci si collega agli altri per andarci più veloci (plugin)
Non si cresce seguendo flussi. Si cresce costruendo ponti #pluginstrategy