C’è troppa roba. La sfida del 2023 non può essere quella di chiudere le tab e spegnere il computer. Ed invece il problema è non riuscire a farlo, a causa forse della F.O.M.O. verso quelle slide che non leggeremo poi mai o quel podcast che vorremmo ascoltare ma poi, un po’ come le nuove promesse di “mi metto a dieta vado in palestra” queste risorse saranno abbattute da Netflix o Tik Tok e dal languire stanco di fronte a piattaforme forse più stanche di noi. Ed addormentarsi per ripartire, meno produttivi di prima. Un Instagram Vs Real Life in cui il creator di turno è organizzato, ricco, produttivo e mai stanco. Per forza, è il suo lavoro farti credere di essere così sennò come fa a venderti il corso per essere organizzato, ricco, produttivo e mai stanco a 19 euro? Più sottilmente, il suo lavoro è quello di far credere a sé stesso di essere così. La differenza è sottile, ma non sottilissima.
Per rinfrancar lo spirito (kudos a chi ha riconosciuto la citazione della settimana enigmistica) mi sono concesso una gita, immotivatamente a Perugia. Poi però a Perugia non ci sono andato, sono stato a Gubbio e Spello, posti fichi. Purtroppo però posti non più sinceri. A mio parere c’è un problema grande come una casa di patina, si quella che Veblen (il sociologo, non una mezza punta qualsiasi del Wolfsburg) faceva sua bandiera. Come i cinesi e le maschere a Venezia, Il Montefalco a Spello e il Montepucliano a Montepulciano, una promessa di autenticità falsa come una moneta da 5 euro. Perché è un problema? Perché ad un certo punto non ci crederà più nessuno. Ed allora scapperemo, e scapperemo verso l’autenticità a caro prezzo, quando una volta era semplicemente un non-lusso delle persone normali. Si andava in trattoria, Cristo, oggi per andare in trattoria devi pagare 60 euro a Milano, dopo essere passato da (chiocciola)postisinceri, ed ovviamente nel momento in cui l’account ha 9893993933 mila follower, sinceri non sono più. Che si fa? C’è bisogno di curatori.
Ho recentemente trovato nella guida Michelin uno degli esempi più interessanti di quello che intendo. La premessa è che si può essere Michelin addicted anche senza tirare fuori il pezzo viola (per la GenZ, mi riferisco ai 500 euro che voi non vedrete mai, roba da pagamenti in nero del basso Veneto, cercate un imbianchino se volete che ve li mostri), la guida infatti è democratica: i selezionati e gli una stella sono luoghi accessibili dai 35 ai 150 euro a cranio. Sul vino devi essere bravo tu, ma se ordini un Cristal non dare la colpa all’oste.
Ok ma.. Esiste la guida Michelin del digitale? La sfida è proprio questa: l’hashtag “Tik Tok made me buy it” sembra essere più di un hashtag, ad esempio. Forse a suo modo i link che bramiamo da newsletter come questa sono degli esempi di curatela. Seguo Giorgio Soffiato perché so che mi dirà che il Podcast di Simon Sinek merita l’ascolto. Ed il punto è che io lo so che l’AI ha codato un plugin per Wordpress e posso anche fare un furto con scasso all’ultimo post trovato su Linkedin e fornivi una scorpacciata di Chat GPT per:
Il punto è che non ci credo. Chat GPT nella mia visione ha democratizzato l’accesso a una cosa che c’era già e reso accessibile una tecnologia non nuova. Ci è pure nato un motore di ricerca. Ora, che a Google abbiano premuto tutti i panic button solo perché Pippo49 che fa il consulente a Piove Di Sacco ha scritto un pezzo di blog con l’AI beh, non mi pare edificante per i ragazzi di Palo Alto.
Una volta un Prof mi disse “nella vita o scegli un contenuto o scegli le relazioni”. Io ve lo apro se volete il canale telegram in cui vi sputo un trilione di link sul tema, è una bellissima forma di curatela. Ma se per stupire mezzora basta un libro di storia, cosa significa imparare la Treccani a memoria? Significa capire che queste cose sono complicate e che non si può sapere di web 3, Performance Max, SEO avanzata, Metaverso ed AI. Si può curare una serie di link sul tema ma non è possibile che nessuno si sia accorto che di base leggiamo link spazzatura in cui su 80 righe due sono interessanti e se vuoi entrare nel problema devi leggere 5 articoli.
Il mio miglior modo per essere curator è quello di mettervi la foto dell’ovalina di pasta al sugo della trattoria Acquarola di Cesena, raggiungibile solo dopo aver solcato tutti i colli di Romagna. Questo si, è un posto sincero.
Chiudo con una certezza: i buoni curatori, non vedranno il proprio mestiere minacciato dall’AI. Buona domenica.
Decisamente d’accordo Giorgio!
P.s. Il mio posto sincero e vero è (ancora) Da Vito a Bologna, ed è la sua sincerità a farmelo sognare almeno 7 giorni al mese.
Ottimo e condivisibile. Come sempre.
Il problema è che in troppi resteranno intrappolati nelle maglie di un racconto sbagliato sottraendo risorse preziose al sistema. Perché se all’inizio i “sinceri” avranno un vantaggio competitivo la scarsità di risorse impatterà su tutti.