L'angoscia un po' di vino
“Ogni persona che ne fotografa un’altra possiede un notevole potere sulla seconda. La quale, a sua volta, viene trasformata in un oggetto passivo dell’atto del fotografare e assume una natura simile a quella della merce prodotta in serie dall’industria. Dunque, diventa una specie di prostituta, oggetto sessuale per definizione che si vende sul mercato” (Vanni Codeluppi)
Penso che “fare di marketing” sia mestiere più bello del mondo. Vivere il privilegio di prendere la macchina per incontrare persone intelligenti è la cosa più bella del mondo. Mi sono imposto di regalarmi due giorni al mese così. E ieri è stato uno di questi.
Dalle parti di Pontassieve (quella Toscana la, verace e concreta, un po’ un Veneto senza il paron e un po’ Milano senza i milanesi, rude al punto giusto, fedele al risultato, onesta fino alla brutalità) si staglia l’azienda Ruffino. Sono andato a parlare di marketing con chi il marketing lo fa, nello specifico Damiano Agati, brand manager, ma direi marketing manager per le tassonomie universali. Se dovessi scrivere un libro di 15 parole:
Marketing è portare un prodotto ad un mercato
Comunicazione è venire in mente alle persone
E Damiano mi sfida e mi dice “ma tu lo sai qual è il vino italiano più venduto al mondo?”, ed io bello come il sole e reduce da anni da crocerista dico “il prosecco di Fantinel”. E Damiamo mi racconta che gli americani hanno capito che le donne ispaniche volevano il vino italiano, ma sostanzialmente lo stesso faceva loro abbastanza schifo, e Stella Rosa si è inventata un vino che non è vino (un moscato che non è moscato, un rosè che non è rosè) ed ha spaccato il mercato
E di li a parlare di Codice Sorgente è un attimo. A scoprire che a Vallombrosa i frati fanno il Gin buono e toh, c’è sempre Velier dietro (qui parlo del rum e di cosa ho imparato vendendo i cotechini on line).
Non è facile tirare le fila di una chiacchierata lunga, forse però il caso di Aqua di Venus ci insegna qualcosa. Non c’è nulla di impossibile in questo caso, non c’è marketing geniale, ma c’è l’essenza del marketing fatto bene: i compiti per casa. Una bella narrazione, una bella storia, un bisogno che forse ben viene soddisfatto da chi già aveva una forte struttura distributiva e una serie di brand alle spalle, ma tutto sommato il rosè mancava. E dei curatori abbiamo già detto, ma del rapporto che oggi lega un consumatore a una marca c’è ancora tanto da dire, compro un vino naturale, i vini naturali garantiti dal brand triple A o il Phos dei Cacciagalli del vulcano spento di Roccamorfina?
Per una volta voglio proprio stare fuori dalla partita delle newsletter di Digital (Let Me Tellit di oggi è quello che avrei scritto, leggete quella :) , mi piace l’idea di ricondurre a testo le 5 cose che porto a casa e condividerle come un piccolo vademecum contro il marketing urlato, che non è comunicazione gentile, è proprio vendere come bisogna vendere:
La gente spende, trova un bisogno da soddisfare o impegnati per crearne uno
Analizza il contesto distributivo e geografico, prima di ogni leva, prima di ogni piano
Fai i compiti per casa, e non dimenticare mai l’essenza del tuo brand
Le persone non hanno attenzione, dicci in cosa sei bravo, ma dicci una cosa sola
Se non sai dove migliorare, non migliorerai. Quindi studia, e misura.
E grazie a Damiano, il libro di marketing dei miei sogni, si scrive in strada