“In Italia si pubblicano molti libri sulla leadership. Purtroppo nulla sulla followership” (calendariononordinario.com)
Ci sono sere in cui accendo la televisione, e guardo il televideo. Il televideo è un luogo mistico, ma è anche uno dei migliori esempi che il libro Don’t Make Me think porterebbe. UX pura e brutale
Il televideo è qualcosa di molto intimo. La sua navigazione funziona per poche pagine che devi conoscere a memoria, ed è estremamente personalizzabile sui tuoi interessi. Un po’ come “il giro di app” che molti di noi compiono (Mail, Instagram, altro social a scelta, browser), il televideo ha la sua routine (201 per il calcio, 229 per le brevi calcio, 260 per gli altri sport, 299 per le brevi altri sport, 103, 120 e 140 per il funnel al contrario di prima, seconda e terza pagina). Guai (per me) a navigarlo da internet, al televideo è deputato un tasto del telecomando. Non entrerò nel mondo nostalgico dei videotext e teletext (anche se ricordo nitidamente il Minitel) ma avevo bisogno di un gancio per parlare di un tema complesso, in cui la nostalgia ha un ruolo, ma non da protagonista. Ci farà compagnia una vecchia canzone, che ho scoperto una sera su Rai3 ed ho fatto in qualche modo mia. Dovete sapere che su Rai3 il televideo va malissimo, quello di Mediaset è stato un esperimento mai nato mentre La7 per un periodo ha avuto un buon televideo. Quindi il passaggio era “Rai3”, poi Rai2 e tasto televideo (su Rai2 e Rai1 funziona circa alla stessa maniera, bene).
Io domino perché mi muovo veloce,, sono fluido, elusivo, disimpegnato. Forse sono un po' più furbo che intelligente; insomma, sono un uomo moderno. Ma
talmente moderno che sono convinto che la società non esiste! E se esiste...non me ne frega niente.
Gira in questi giorni su Instagram un carosello di Marieclaireitalia dal titolo “I millennial continuano a cercare alternative” che riprende un testo del New Yorker dal titolo: Millennials: where are they now?. Appare chiaro da subito che il carosello ammicca alla generazione della flessibilità giustificandone le debolezze: “Forse questo lavoro non è quello giusto. Forse dovrei trasferirmi. Forse dovrei tornare a studiare”.
A questi non-più giovani offre voce anche il nostro cantante
Mio padre aveva un lavoro
Col suo lavoro si sentiva sicuro
Peccato che non si sia accorto
Che stava arrivando arrivando il futuro.
Mio padre aveva un lavoro
Lavorava anche peggio di un mulo
Peccato che non si sia accorto
Che stava iniziando a sentirsi un po'solo.
Mio nonno era un tipo un po' strano
Andava sempre un po' avanti e un po' indietro
Eh per forza ha passato la vita
Ha passato la vita a tirare l'aratro
Mentre io ho capito un po' prima
Come vanno le cose del mondo
Del resto lo dicono tutti
Che chi nasce a galla non tocca mai il fondo
Dice ancora il carosello: “non stiamo procastinando la vita adulta, stiamo ridefinendo cosa significa essere adulti in un mondo dove l’unica certezza è il cambiamento”. Insomma, un uomo (o donna) flessibile:
Sono l'uomo flessibile
Ho un riflesso incredibile
Sono l'uomo invisibile
Ho un pensiero infallibile
E ho una vita invidiabile
Va bè che tutto è opinabile
Mia moglie è sempre introvabile
E anche mio figlio è un po' instabile
E adesso che ci penso bene
in tutta questa flessibilità
mi sembra che manchi qualcosa
Ma non so che cosa che cosa sarà
E adesso che ci penso bene
In tutta questa flessibilità
Può darsi che manchi qualcosa
Quel mezzo centimetro di felicità.
Incontro ogni giorno 16enni, 20enni, 30enni, 40enni e 50enni, tutti accomunati da un problema: una latente infelicità. Cerco solitamente confronto nelle persone fuori dalla mia cerchia lavorativa: Elia il personal trainer, Diego (il direttore) amministrativo in ferrovia. Con loro ho sviluppato la teoria degli Gnu: il mondo si starebbe auto eliminando tra infelicità e cambiamento climatico per dare la possibilità ad un gruppo di Gnu di prendere possesso della terra e costruire una nuova specie, meno rotta
Il nostro cantante pensa anche alla nonna:
Mia nonna si alzava alle cinque
Non aveva problemi di sonno
Andava un po' avanti e un po' indietro
Per forza doveva seguire mio nonno.
Mia nonna aveva un pensiero
Di fare qualche volta all'amore
Ma mio nonno col suo avanti e indietro
Aveva un problema, un problema di cuore.
Mia madre faceva la madre
Una madre discreta ed attenta
Purtroppo ero troppo impegnato
Per riuscire a capire se è morta contenta.
Perché Io ho capito un po' prima
Come vanno le cose del mondo
Del resto lo dicono tutti
Che chi nasce a galla non muore mai in fondo.
Se non avete ancora buttato a mare il telefono leggendo questo sproloquio, provo a virare al serio, partiamo dai 6 punti che a parere di Tobaccowala caratterizzano il futuro del lavoro:
Sempre meno dipendenti a tempo pieno grazie ai marketplace di lavoro frazionato ed all’AI
Ci saranno molte più aziende, negli USA sono state lanciate 6 milioni di nuove imprese (In Italia le cose vanno diversamente, qui Buciuni, Giannino e Carnevale Maffè sul tema)
Il “da dove” lavoro sarà un tema sempre più rilevante
Le aziende “boss centriche” sono finite (qui sul modello organizzativo senza capi)
Tre criteri faranno la differenza sia per le persone che per le aziende (investimento in apprendimento, connessione di persone e opportunità dentro e fuori l’organizzazione, fiducia e differenziazione come elementi distintivi)
La strategia più importante starà nel ripensamento della strategia
Io però ho un problema, e dopo decine di righe non è risolto. Messaggi, chiacchierate, chiamate di persone scontente che cercano le soluzioni più creative al proprio problema: una insoddisfazione cronica, latente, letale. Le soluzioni “soft” sono apprezzabili: la terapia, lo sport, gli obiettivi. Quelle medie anche (leggere Thoureau o “L’ego è il nemico”) ma c’è una presa di coscienza più forte che va messa in contabilità: stiamo sbagliando sul denominatore, non sul numeratore. Non è vero che non siamo abbastanza felici, il problema è che non ci accontentiamo. Ci hanno raccontato che saremo eccellenti, che quel master ci farà ricchi, che le nostre idee non possono essere fallibili. La verità è che va costruito un percorso per accontentarsi. Gli obiettivi vanno definiti ma non devono ossessionarci, le scariche di adrenalina “basica” (Padel, Spartan Race, Hyrox etc..) prese per quello che sono, non una maratona. La narrazione della fatica non è fatica, l’ambizione del successo non è successo. La pretesa di felicità non è felicità.
Il punto è questo: uno squalo non è ne buono ne cattivo, è uno squalo. Ci hanno detto che avremmo dovuto avere 18 figli, una casa da sogno ed un lavoro pazzesco. E questo contemporaneamente festeggiando una donna in carriera ed un uomo pure. Nessun litigio, viaggi stupendi a Beverly Hills. Ma vi svelo un segreto: non è così. Non siamo noi ad essere mediocri, è la vita ad essere media. Sapete come se la passano molti millenials? Sono morti. Parola del New Yorker.
Quindi se non siete morti, non dormite al freddo, la mamma può mettere un piatto di pasta in tavola ecco, va già molto meglio. Vi lascio con un dato che vi farà riconsiderare lo struggling di quella promozione non ricevuta:
Nel 2015, il 64,74% della popolazione mondiale viveva con meno di 10 dollari al giorno
Ah, il brano è di Carlo Fava, si chiama l’uomo flessibile.
Giorgio, mi hai fatto bene al cuore.
❤️❤️❤️