Io non lo volevo il Pantalaccio
“Non chi comincia, ma quel che persevera” (Frase attribuita a Leonardo Da Vinci)
Comincia tutto con un hey, come stai? No. Comincia tutto con una sponsorizzata:
L’amico di cui sopra mi fa notare di essere praticamente l’unico che ancora non ce l’ha, il Pantalaccio! ma per fortuna hanno riassortito. Quali sono le sue killer app?
8 colori
Leggero
Elastico in vita
Catena inclusa
Viscosa
Tessuto Stretch
Mi sono veramente sentito scarso a non averlo. Federico e Alice hanno un negozio a Noale (nel veneziano) da 13 anni, lo racconta Federico il 5 luglio 2022 in una storia Instagram. Il Pantalaccio mi ronza in testa da ieri perché siamo di fronte a un classico caso di marketing del calabrone: non dovrebbe volare ma vola lo stesso.
Due pagine Instagram, una per la moda uomo, una per la moda donna. Federico a Alice modelli in prima persona, esperienza d’acquisto super frictionless, prodotto spedito in 1 giorno, arrivato in un altro, nome scritto a penna nella confezione e goleador omaggio. Lo stile dei brand è “Scout” (che è tra l’altro è anche uno dei brand venduti) ma si ha la sensazione che riescano ad avere dei prodotti (white label) Made In Italy ad un prezzo molto concorrenziale che rendono interessanti grazie ad uno stile conteporaneo. Se poi i pantaloni coi lacci riesci a brandizzarli, sei quasi un genio. Questo caso mi piace perché non siamo di fronte ad un Instagram brand effimero, i puri dropshipper senza identità. Al tempo stesso siamo lontani dal Personal Branding di un Menadito (si quello di “andiamo a vestirci, sbam!”)
La sensazione è quella di essere di fronte ad un’idea molto consistente, una manifestazione di perseveranza premiata.
Ripartiamo da una riflessione che ho condiviso su Linkedin:
Più lavoro con gli ecommerce, più mi rendo conto che la leva prezzo è la P di riferimento per alzare il fatturato. Esci due sconti, ed il gioco è fatto. Si tratta di una meccanica deleteria, è solo questione di tempo per l’arrivo del prossimo grande store che potrà fare “più sconto” (in settimana Esselunga ha messo on line 1000 vini). Che fare? Il brand non basta, l’experience non basta, i bundle non bastano. A mio avviso il tema è gestionale (analisi ossessiva della marginalità), di curatela (prodotti esclusivi) e di marketing (il costo di adv va gestito col cesello, investendo di più sui prodotti a maggiore marginalità. Con 1000 euro al mese (di consulenza) nessuna agenzia potrà mai garantire il servizio necessario per esplorare davvero questi temi
La vendita on line è diventata matematica, ma ve lo posso garantire: si può raddoppiare il fatturato mensile rispetto all’anno prima senza diventare ricchi. Ci sono tre motivi per cui 1921 store sta andando nella direzione giusta:
Riesce a recuperare marginalità risalendo la supply chain (è lo stesso motivo per cui a Raró noi stiamo producendo il nostro Gin)
Ha superato il kick off di progetto che per una bottega è drammaticamente deleterio, il commesso è il modello e croppa lui le foto che carica sul sito invece di dare 4000 euro al mese all’agenzia, fallendo
La tecnologia (si vede chiaramente che appena hanno avuto un po’ di budget i ragazzi hanno migrato su Prestashop il proprio approccio artigianale) è il giusto supporto per il progetto, ne troppa ne poca
Avere un punto vendita è molto interessante in questi casi perché funge da base logistica ma serve anche due mercati molto differenti, una “fat head” locale ed una “long tail” nazionale e anche oltre. Cosa deve fare 1921 store per fare il salto di qualità?
Aumentare il traffico “sostenibile”, cioè quello che porta con se un conversion rate tale da non ridurre marginalità
Continuare a investire sul brand
Espandersi in maniera intelligente con più prodotto in termini di nuovi brand a catalogo o brand complementari
Il nuovo consumo si sta rivelando un grande banco di prova per chi deve digitalizzare le proprie attività. Per questo motivo fanno sorridere i programmi di digitalizzazione a pioggia in cui con un voucher di ads da 200 euro si pensa di creare progetti come questo. Non sto pensando agli outlier, sto pensando a punti vendita educati ed ordinati che fanno i compiti per casa. La zia che ha quel negozio di merceria che non funziona, gli esempi li ha dietro casa, ma non sarà puntandosi in faccia un iphone che in due mesi diventeremo ricchi con Shopify.
E-commerce è fare impresa, non vendere on line. Ma c’è ancora un po’ di margine. E l’AI? Ho solo due cose da dire, che estrapolo da un intervento fatto ieri (da remoto, per cause intestinali) a BTO. La prima è che abbiamo bisogno di Useful AI e non di Fancy AI, esempio:
Sidekick, il motore di aiuto di Shopify, mi sembra un’AI utile. Il GPTs di Giorgio Soffiato con il quale conversare di customer Journey, forse meno. Quindi il brand sarà ancora rilevante per dare valore a questi “assistenti”. La seconda è che se guardiamo ai percorsi implementativi dell’AI, ad esempio provenienti dal Pharma (report BCG):
Comprendiamo che è vero che è lecito attendersi un impatto dal 10 al 40% di ottimizzazione che l’AI garantirà, ma l’organizzazione…
L’organizzazione dovrà essere pronta ed andranno individuati dei nuovi cyborg, pronti a distribuire nella stessa il valore di questo nuovo fenomeno, non è una cosa da poco.