Il tempo
“La cultura è quello che resta quando si è eliminata tutta l’informazione” (B. Skinner)
L’altro giorno sono entrato in campo da tennis, erano le 14. Dopo 12 giorni di India avevo scritto a calendario “ferie”, ma come direbbe il manager famoso “in ferie da cosa"?”. La verità è che c’è da tirare. Non lo dice nessuno ma non tira un’aria bellissima. Qualche agenzia ha bucato malamente l’obiettivo di fatturato 2024, seguendo l’andamento del paese. Le nubi cupe per molti si affacciano all’orizzonte del 2025. Che le aziende (quindi i clienti) in generale non se la passino benissimo è un tema, è un po’ tutto stagnante. Marketing Arena ha la fortuna di avere un sacco di bei progetti in canna, ma se di robusta crescita si vorrà parlare bisognerà sudarli tutti. Ce la faremo. Questo per dire che le “ferie” si sono trasformate in qualche ora di tennis in orari insoliti. Vado in campo alle 11 ma c’è Marianna, il maestro ha fatto casino ed ha venduto l’ora a due persone. Pratico la gentilezza, state tutti tranquilli, torno alle 14. In campo, al cambio ora, ci sono un giovane ortopedico ed un altro ragazzo, lavora credo per un’associazione di categoria. Lancio un laconico “come stai?”, quelli che gli inglesi definirebbero small talks. Mi risponde davvero: “benissimo, lavoro poco ed ho molto tempo, se posso darti un consiglio goditi più tempo che puoi”. Devo dire la verità, questa frase risuona in me da qualche giorno. Ieri ho pranzato con un amico storico, di quelli a cui puoi telefonare di notte in caso di bisogno, arriverebbe. Al momento non lavora, ha una testa rara e una buona uscita importante in tasca. Ho capito che non lavorare pesa (De Botton ci ha scritto un libro, ma non se lo è filato nessuno), anche se i soldi li hai. Serata recente, cena. Una persona mi dice “io al mattino vado al lavoro e non vedo l’ora che arrivi sera”. Quindi? Il primo elemento di questa partita complessa risiede in una domanda, forse due. Ti piace il tuo lavoro? A cosa rinunci mentre lavori?
A me il mio lavoro piace tantissimo. E la lezione del pranzo di ieri è che non puoi fare 100km al giorno in bicicletta se non sei felice con le tue condizioni di base. Il lavoro è una di queste. Siamo però sviati dal vivere una società del privilegio sull’orlo del fallimento. La mia sensazione è che la felicità quotidiana risieda in un mix di spinta dal basso e compiti per casa. La spinta dal basso è data dalla fiducia che si percepisce nel e dall’ambiente esterno. Per capirci Instagram oggi mi propone pubblicità di bunker antiatomici, direi che è bassa. Il secondo elemento abita nella base dei bisogni di Maslow. Appena dopo il respiro ci sono “sicurezza fisica, di occupazione, morale, familiare, di salute, di proprietà”. Sembra insomma che avere qualcosa da fare e stare bene sia un pezzo importante della partita. Sarebbe però semplicemente ipocrita ignorare questa fadigue continua, malessere e malcontento tipicamente GenZ. La GenZ di colpe non ha, gli abbiamo lasciato un mondo rotto, ma il mio cruccio è: perché?
Saliamoli tutti i gradini della piramide. Moralità, creatività, spontaneità, problem solving, accettazione, assenza di pregiudizi. Forse è proprio qui che si è rotto tutto. Saltiamo veloci al corso di strategie di marketing che sto preparando. Aprirò il corso con “la tempesta perfetta”:
L’intersezione di economia delle reti ed economia della conoscenza genera volatilità, instabilità, imprevedibilità, perdita di linearità. In condizione privilegiata, come quella del dottore, “darla su” è un’ottima idea. Spremo il limone della società più che posso e punto ad arrivare a domani avendo battuto Gino di anni 70 (che lavorava in catasto, lui no che non si è fatto domande), visitato due epicondiliti e bevuto due birre con gli amici. Tanto i 40 sono i nuovi 30 ed al futuro ci penseremo più avanti. Perché il marketing manager dovrebbe portare a casa qualche insegnamento da questo pippone sociale? Forse per le cause e conseguenze di quanto descritto. Ci sono sei fenomeni contenuti nella tempesta perfetta:
I paradossi della gestione strategica
Pensare globalmente ma agire localmente
Fare di più ma con meno risorse
Deliziare i clienti ma ridurre i costi
Autonomi e imprenditorialità
Svilupparsi in assenza di sviluppo
L’innovazione
Il 30% delle vendite di ogni impresa è ormai imputabile al lancio di nuovi prodotti
Il cliente
Zappos detiene il record di durata di una chiamata di customer care: 10 ore
Globalizzazione ed ipercompetizione
Nessuna barriera, Trade Republic e Temu li hai sotto casa, sei pronto ad essere comunque competitivo?
La proposta di valore
Cosa fare diversamente e meglio dei concorrenti per trasferire un valore irresistibile ai clienti generando un profitto superiore?
Risorse e capacità
Customer insight (conoscere meglio degli altri i clienti) e market sensing (prevedere trend e intercettare opportunità)
Ci sono davanti a noi due chiamate contrapposte: possiamo farci cadere la catena, e aspettare che la vita lavori per noi. In alternativa possiamo prendere la tempesta e provare a cavalcarla. Non credo ci sia una scelta giusta, però c’è una domanda del venerdì: come è fatto il tuo tempo perfetto? Una buona “gap-analysis” tra quello che stai vivendo e la risposta che ti sei dato, forse, è un buon punto di partenza.
Ah, Gino è imbattibile.