“Un uomo solo non mi ha mai fatto paura, invece un uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura” (Fabrizio De André)
Scrivo queste righe alla vigilia dell’ennesima partenza, dopo una settimana buffa. I ristoranti belli, gli hotel belli, le persone belle, dormire mai. Chiunque ti graviti attorno (giustamente) incazzato come una biscia perché di base trascuri. Le persone, i cani, i genitori, l’azienda. Il lievito madre. Non vi è alcun dubbio che tutto si riduca a una partita di egoismo egocentrico, per dimostrarsi e dimostrare. E sono ritmi da tamponare con bugie narcotiche. Altri viaggi, altri voli, altri eventi. Ma il corpo non lo sa, il cane non lo sa. L’umano è semplice, il KPI è il colore dell’erba del vicino. E paradossalmente non sono i soldi, che come il pilone nel rugby li senti solo quando mancano. Filosofia è assenza di dolore dice Luca, sostanzialmente è non guardare oltre lo steccato per scorgere i colori degli altri. L’uomo è ciclico, la storia si ripete, in “tra palco e realtà” e “non dovete badare al cantante” sta roba Ligabue l’ha già cantata tutta. Ligabue, non Montanelli.
Scendo dall’auto, di corsa perché il miglior per sopire il senso di colpa dei pasticci di cui sopra è partire prima, dormire meno, inserire un altro impegno. Che poi come diceva Faletti, “ci si va lo stesso”. Stai bene? No. Racconto la stanchezza ad uno bravo di Rovigo, mi dice che queste cose resteranno che ne vale la pena. E se ne valga o meno la pena è la domanda sbagliata, perché non è rilevante. Perché se la tua attitudine è arredare inferni, non sono loro a venirti a cercare, sei tu a costruirli.
Forse chi legge queste righe si aspetta un link a Ideogram come tool rilevante sull’AI o un grafico sulle startup più rilevanti sul tema. Ce l’abbiamo.
Ma il tema oggi non è questo. Il tema è quello che ho capito spingendo a 270 una macchina pensata per non andarci. Spoiler: niente. Ma Substack chiama le liste, vuole 5 cose.
La prima cosa che ho capito è che vi sono divertimenti e certezze. L’aveva capito anche Maslow, essere squadra con qualcuno è rilevante, perché il bene è un porto sicuro in tempi di tempesta. Le persone piu vicine non vanno mai trascurate. Mai.
Subito dopo viene il cerchio magico. Pochi amici, gente che c’è. Con loro non è mai un tema di tempo, è un tema di chimica. Sono te più di te, hanno comprato i tuoi inferni. Io e Francesco ci vediamo ogni due anni, è esattamente come ci vedessimo ogni due giorni.
Per tenere la barra dritta serve poi aver chiara la lista dei tuoi “non negoziabili”. Per me il sonno è negoziabile, il tennis no. Potrei dirvi che mercoledì sera sono tornato da Milano per una riunione importante e per allenarmi 7/8 il mattino dopo. Poi sono tornato a Milano. Ho paccato Emilia, incazzata nera. Anche lei. Avanti. Recupereremo con una cena. Che farà incazzare qualcun altro. Bucherò una call. Tanto a Mumbai ne stanno parlando? No. E allora non è poi così grave.
Poi c’è la fame. Delle volte provo una specie di commozione, di vita, nel sentire le storie delle persone. A riposarmi mi annoio terribilmente. C’è una cosa che mi manca: più tempo per i libri. Ho letto nella biografia del fondatore di Lego che una volta un garzone si è preso la libertà di far uscire un manufatto di legno con due mani di colore in loco di tre. L’ha rimandato a prendere tutta la partita per dare la terza mano. Ecco, a volte se studi poco mandi fuori le cose con due mani di colore. Non se ne accorge nessuno, ma tu si.
L’ultimo punto è il senso: siamo pezzi passanti di un sistema in movimento. Ed il punto “finale” per me risiede nel senso delle cose. La cosa più bella di Marketing Arena è che è una comunità di pratica che non vuole sentirsi o essere famiglia. Ogni aula è un modo per obbligarsi a studiare, per sentire di impattare positivamente sulla società. Per sentirsi vivi.
prima volta che “ascolto” la newsletter invece di leggerla ed è a dir poco esilarante - io che immagino tutto il discorso con la tua voce ma mi devo sorbire questo che ti fa il doppiaggio malissimo, lol.