Felicità
“L’ozio, in altre parole, è un furto”
(Colamedici, Gancitano)
Rovigoracconta è un festival bello, forse persino troppo bello per Rovigo. Sara e Mattia mi hanno chiesto di moderare la presentazione del libro “Ma chi me lo fa fare?” di Maura Gancitano e Andrea Colamedici, da molti conosciuti come fondatori di Tlon.
Ho scelto un aratro per rappresentare questa newsletter perché il tema del libro è in gran parte contenuto in una canzone di Carlo Fava, l’uomo flessibile. Ve ne lascio un piccolo passaggio:
Mio nonno era un tipo un po' strano
Andava sempre un po' avanti e un po' indietro
Per forza, ha passato la vita
Ha passato la vita a tirare l'aratro
Mentre io ho capito un po' prima
Come vanno le cose del mondo
Del resto lo dicono tutti
Che chi nasce a galla non tocca mai il fondo
Sono l'uomo flessibile
Ho un riflesso incredibile
Sono l'uomo invisibile
Ho un pensiero infallibile
E ho una vita invidiabile
Vabbè che tutto è opinabile
Mia moglie è sempre introvabile
E anche mio figlio è un po' instabile
Una vita semplice, quella del nonno, contrapposta alla flessibile e neoliberista flessibilità del padre stressato.
Colamedici e Gancitano centrano il problema, quello di un lavoro che ci illuso e di un incantesimo che per molti sta per finire. Che il tema sia caldo lo dimostra anche il dibattito in corso (Cristiano, ad esempio), vi lascio 30 punti che ho sottolineato:
Che il lavoro sia un valore in sé è una forma di superstizione moderna
Società del lavoro, ma anche cultura della fretta: non si ha il tempo di elaborare la mole sterminata di impulsi ricevuti quotidianamente
La maggior parte del lavoro consiste in sostanza nel processo agonizzante di annoiarsi a morte per un periodo di circa 40-45 anni di lavoro faticoso
Non siamo schiavi del lavoro, siamo a tutti gli effetti rapiti dal lavoro
Le aziende sono delle vere e proprie sette, che sotto l’icona del Dio profitto venerano in realtà il Dio Performance
La narrazione tossica diffusa per la quale sia il lavoro in sé a nobilitare l’uomo non fa che produrre ansia e depressione in chi si colpevolizza per non riuscire a santificare la propria opera lavorativa
John Maynard Keynes immaginò che nel XXI secolo avremmo avuto una settimana lavorativa di 15 ore
Uno studio ha rivelato che solo il 2,5% delle persone è in grado di svolgere efficacemente il multitasking
La noia è un ingrediente essenziale del processo creativo. Se il sonno è il culmine del riposo fisico, la noia profonda è il culmine del riposo spirituale. Quando non sai cosa fare, prova a non fare niente
Una persona ha valore sociale non se sa fare molte cose, ma se è in grado di acquistarle
Quando i lavoratori ricevevano una paga alta, spesso non si presentavano a lavorare il giorno dopo, ma andavano in birreria o a giocare ai birilli e tornavano a lavorare una volta finiti i soldi
Anche quando si ama il proprio lavoro ci sono fasi difficili e momenti in cui è necessario affrontare una bella dose di stress
Il sociologo Ca Newport sostiene che l’idea di seguire la passione nel lavoro è fuorviante e che è più importante sviluppare le proprie competenze e diventare esperti nel proprio campo, per avere successo e soddisfazione lavorativa
Cosa cambia se aggiungiamo un po’ di soldi alla vita di merda che facciamo?
Tra il 2014 e il 2018 Elon Musk ha pagato un’aliquota fiscale di circa il 3%. Aber Christine, che vende farina in Uganda e ha guadagnato 80 dollari al mese, ha pagato nello stesso periodo un’aliquota fiscale del 40%
Chi nasce in una classe privilegiata ha accesso a una valuta culturale che sembra irrilevante, ma che in realtà influenza moltissimo la propria identità personale, l’autostima, la disinvoltura con cui affronta la vita
La ragione per cui un elettore povero che vota un partito populista tende ad avercela più con gli intellettuali che con i ricchi è perché può immaginare che i suoi figli potranno un giorno accumulare abbastanza ricchezza per dirsi ricchi, ma non abbastanza cultura per dirsi intellettuali
A guardare le vacanze di Instagram diventa normale anche pensare che in uno stesso mese si possano fare il ponte dell’immacolata a Sankt Moritz, il Natale a New York e il Capodanno alle Maldive
Come faccio a provare empatia per chi riduce la qualità del mio frappuccino? (riferito allo “scarico” sui sindacati e i lavoratori della responsabilità di minor lavoro = impatto sulla qualità del prodotto)
Sono le preoccupazioni simili che ci tengono insieme
Il mio diritto a fare più soldi è più importante del vostro diritto a vivere con dignità
Le cose che abbiamo ci determinano
Se il prezzo del cibo fosse cresciuto alla stessa velocità del prezzo delle case negli anni, oggi un pollo a Londra costerebbe 100 sterline
Numerosi studi hanno trovato un’associazione tra la proprietà della casa e una migliore salute fisica, mentale e longevità
Uno studio sostiene che lavorare almeno 55 ore la settimana uccide più di 745.000 persone l’anno
La scuola pubblica si sta gradualmente ma inesorabilmente trasformando in una scuola di formazione aziendale
Siate in guerra, siate soli
Non possiamo evitare che il mondo attorno a noi si rompa, perché quel mondo è già rotto
Cosa farebbe la massa delle persone se non dovesse più lavorare e avesse molto tempo a disposizione? Diventerebbe pericolosa, creerebbe instabilità sociale, non riuscirebbe a governare gli impulsi
Stay angry, stay gulish (siate arrabbiati, siate mostruosi)
Ed ora, da sola, la frase che mi ha colpito di più:
Se una conchiglia pensante emergesse per la prima volta alla superficie dal fondo dell’oceano, e sapesse di poter rimanere solo per pochi istanti al cospetto dell’universo immenso, non potrebbe mai dedicare quei pochi istanti al lavoro
Ieri ho pensato erroneamente che il punto 30 fosse la degna chiusura dell’intervento, invece è da questa frase di Sartre che parte la mia riflessione:
La vita ha un senso nella misura in cui ci si sforza di dargliene uno
Ho scelto “felicità” come titolo di questa newsletter perché nell’azione reazione proposta del libro non trovo l’intero senso del problema. I due filosofi fanno un grande passo avanti nel mappare con lucidità il problema e ci dicono che la loro soluzione è duplice: smettere di sentirsi in colpa per l’ozio e cominciare ad attivarsi in una nuova forma di partecipazione politica.
Cosa può pensare un imprenditore che di base incarna molti dei malevoli punti di cui sopra? Penso che non siamo tutti uguali. Che in in sistema “più comunista” il Marchionne di turno ci sarebbe rimasto male, che senza un Elon Musk che fa spaccare la schiena alla gente non si colonizzerà il prossimo pianeta, che senza qualcuno che tira la carretta tante cose non succedono. Ma penso anche che servano dei micro sistemi politici, che chiamo aziende, in cui smettere di spargere zucchero sulla ferita (i biliardini, ibiza aziendale) ed iniziare a riconoscere alle persone il giusto merito, economico prima di tutto. Non è facile scriverlo di domenica, dopo due ore a far succedere una cosa di lavoro che di fronte ad un reparto di oncologia beh, non era fondamentale.
Ognuno però ha bisogno di obiettivi di cui alimentarsi, io penso che il pezzo in più sia dato da due parole: partecipazione e disciplina. Se tutti avremo la voglia di partecipare e la disciplina di imporci una vita sempre piena di dignità, forse semplicemente, saremo felici.