Sono le 16 del 23 dicembre e io sto per cominciare una riunione di fine anno con Tommaso. Da quando a Marketing Arena siamo 50 è diventato complesso vedere tutti, però spesso colgo l’occasione di una lezione condivisa con qualche collega per un pranzo e per un “come va?”, “quali sono i progetti più interessanti che segui?”. Tommaso è uno dei 7 responsabili di Marketing Arena e c’è da fare il punto. Guardo però nervosamente il telefono, il Sig. Francesco è incazzato. Da quando ho rilevato Raró la festa di Francesco che aspetta 24 prosecco Extra Dry o il fatto che Sonia non trovi dalle sue parti il Pecorino di Cocci Grifoni è diventato un mio tema. Stavo andando a fare gli esami a Milano mentre chattavo di Pecorino con Sonia. C’è solo una retorica che odio più di quella dell’imprenditore, quella dello startupper, sostanzialmente un imprenditore che ce l’ha solo lui. La premessa è la seguente: fare impresa è un misto di passione e scelta, esattamente come fare crossfit o pallamano. Un po’ ti deve piacere l’idea, un po’ lo devi scegliere. Credo che il motore che sta dietro questa scelta sia duplice: libertà e curiosità. Prima di tutto viene la libertà di decidere del proprio tempo, immediatamente dopo la curiosità non solo di scoprire, ma di decidere cosa scoprire. In questi giorni in cui a Marketing Arena “abbiamo trovato una quadra”, mi sono trovato a sbancalare casse di rum, provare senza successo a chiudere pacchetti di Natale e arrabbiarmi perché il Merchant di Google non listava tutti i prodotti. Tante cose mi hanno divertito e non ho mai imparato così tanto. Prima di tutto ho imparato che la passione è contagiosa, non tutti hanno l’indole di fare impresa, ma tutti vogliono condividere un obiettivo, e non deve essere per forza il loro. Essere squadra significa non guardare da fuori giudicandolo un progetto, ma esserne parte, decidere di impattarne le sorti. Se chi guida, guida, le persone si butteranno nel fuoco per te. Se chi guida, manca, la cosa sarà percepita. E fare impresa è molto più semplice di quanto sembri, non c’è nulla di eroico o complesso: devi solo andare a lavorare. Credo che l’imprenditore migliore sia quello che individua un problema da risolvere, lo taglia a fette sottili e poi una ad una con metodo mette a posto le cose. Non c’è genio, non c’è alchimia, ci sono solo timing e consistenza. Il problema da risolvere a Marketing Arena è piuttosto chiaro: le aziende devono portare un prodotto ad un mercato. Marketing Arena le aiuta. Per Raró è un po’ diverso: tutti vogliono mangiare bene, serve un curatore che li aiuti. Una volta ho letto che un amministratore delegato (che non deve essere sempre l’imprenditore) può avere diverse attitudini:
finance
produzione
mercato.
Io ho scelto il prodotto, penso non sia facilissimo parlare con me di marketing perché non conosco il contenitore, non conosco il mercato, conosco il contenuto. Molto meglio parlare di EBITDA, ne capisco poco. Quando ieri l’altro da Raró è entrato un cliente e ci ha chiesto un vino macerato, ho capito benissimo che degli 8 che avevamo in casa solo 2 ci sono balzati alla mente subito. Ho chiamato un’amica ed ho comprato un corso di formazione sul vino per tutti (non lo sanno ancora).
La seconda cosa che ho imparato è che se domini il prodotto hai chances di avere un posto sul mercato. Rispetto al mercato dei servizi, quello dei prodotti vive in maniera molto più viva il concetto di grossista e dettagliante, paradossalmente vive le 4P. Il mio tema del giorno è la senape
Uno dei problemi che ho dovuto tagliare a fette è quello del margine. Se i ragazzi qui sopra vendono la senape troppo bassa sul loro sito, io non ho altra scelta che tagliare i miei margini per rimanere competitivo. Ed ogni giorno che Dio manda in terra è passato a scervellarmi su come alzare il margine, ho delle idee.
Il terzo punto: relazioni e customer service. La chat del sito è uno strumento potente, dalle richieste più strane (comprate bacche di mirto?) a quelle più interessanti (quando scade il caffè) ci sono due cose che fanno la differenza: velocità ed affidabilità. La grande lezione di Raró e delle mani in pasta che ti costringe a mettere si lega a filo doppio con il ruolo che una piccola bottega (digitalizzata) può avere nel mondo: un po’ curatore, un po’ luogo di reperimento di quei beni per cui si dimostra esperto, un po’ supermercato gourmet. Essere poi il primo cliente della tua agenzia è un plus non da poco.
Da qualche tempo pensavo di scrivere qualche riga sul fare l’imprenditore, la cosa che mi colpisce di più è l’allure di figura mitologica che attorno allo stesso si crea, che poi se ci pensate quando mettete i soldi in borsa il rischio è lo stesso, con una sola differenza: non guidate voi. Vivo personalmente una situazione piacevole, in cui la serialità della sfida è molto importante, perché ti porta a chiederti: bene o male l’ho già fatto, ma saprò rifarlo? Scelgo tre parole per questo 2024 dell’impresa di fare impresa:
Dettagli: è sempre più vero che i dettagli fanno il prodotto, abbiamo bisogno di fame per la qualità nel micro
Persone: non c’è prodotto senza relazioni, il prodotto spesso è la relazione. E le persone che ruotano attorno al tuo prodotto lo definiscono, caratterizzano e fanno succedere
Condanna: essere imprenditori è essere condannati alla curiosità, ed è una cosa bellissima
Adesso via, a ricaricare le pile e mettere lo zucchero sul Pandoro. Ci sentiamo