Every cup a work of craft
“Leonardo in the Renaissance, so about 500 years ago, claimed that art and science can walk together hand in hand and so when I read this saying from Leonardo it opened a new window for me a world that I wanted to explore”. (Horacio Pagani)
Sono le 8 di sabato quando comincio sul telefono a buttar giù pensieri. Piove, un gabbiano armeggia con un accendino, e ho da poco superato la Bank Of Ireland. Ho anche superato un homeless, e penso forse che questa newsletter dovrebbe essere almeno oggi un diario della gratitudine (Cristiano), perché il privilegio di osservare senza un problema da risolvere è forse il più bello che c’è. E mi domando perché alcuni canali (invisibile people) oggi spettacolarizzino l’homelessness (tra l’altro ho notato che “monetizzano” la visibilità su siti come locals.com che da noi sono ancora poco esplorati).
Ho scelto Costa Cafè, come ieri. Ho ordinato un cappuccino oversize e overpriced, quando lo ribevo a Rovigo un cappuccino a 5 euro? Ma sono qui perché rifiuto di darne 21 all’hotel per la colazione, prezzo e valore, siamo sempre lì. Mi soffermo sulle scarpe lise del ragazzo alla macchina del caffè, persona alla base della catena alimentare, chissà se è qui per fuggire o imparare o forse anche è qui e basta. Nelle sue riunioni di customer experience il CMO non si aspetta certo che il ragazzo con le scarpe lise metta il cacao sul cappuccino in automatico mentre la ragazza di ieri ha chiesto se lo volessi. Fanculo i processi.
Ho scelto lo stesso tavolo di ieri. E come ieri ho rimesso il tappo al mio succo @innocentireland , ho anche provato a scannerizzare il qr code per scoprire perché il succo è Carbon Neutral ma è un qr code talmente bello che non si apre.
Forse sarei stato il primo di sempre. Anche il signore con la pettorina ha un succo Innocent, chissà che festa ha fatto il trade manager quando Costa gli ha firmato il contratto. Lui però beve un energizzante perché presumibilmente ha appena staccato.
Ieri siamo stati da Google, quel che conta è il viaggio come diceva il cantante.
Tutto riporta al dibattito che Giulio Buciuni ha lanciato nel workshop del pomeriggio: ecosistemi e città alpha, l’innovazione si fa solo così? Eh, diciamo che se il manager di Google all’università ci arriva a piedi viene più volentieri. Ma quanto costa un ecosistema? 12 euro per un katsu curry a pranzo, ma anche 166 in 2 a cena, di cui 37 per una bottiglia di merlot scarsa con una bellissima etichetta.
Il cibo è una proxy pazzesca. La teoria di Giulio è che alcune aziende (come Azzurro Digitale ieri presente) si inseriscano nei sistemi dell’innovazione abilitandoli. Hanno fame gli studenti del Trinity, vogliono lavorare da Google, vogliono traction per la loro startup. C’è una lezione per l’Italia? Ci torneremo nella prossima newsletter.
La mattina passa veloce, Bread41 e Bear Mrkt sono credibili abbastanza da sembrare veri. Il primo forse è più vero dell’altro, dove il merchandising supera di gran lunga il caffè per qualità.
Peccato siano torrefattori, non H&M. Ignoro volutamente di ritorno al Trinity City Hotel la stazione di distribuzione del metadone, uno schiaffo di verità che trovo molto più onesto dei nostri compiti sert. Trinity è una fucina di persone, i flussi che garantisce giustificano quei progetti fighi che la piccola città non riesce a sostenere. Mi riferisco ai 1000 corsi disponibili nella palestra del campus. Però Dublino non è l’Irlanda. È Milano, È Berlino. Quello che Internet non ha sanato del tutto è la disponibilità che questi luoghi garantiscono. L’accesso, la varietà. Oggi piove, ma una partita di rugby si trova sempre.
Bennato cantava Faber parlando di entusiasmi lenti, è forse questa una bella definizione delle vibes di Dublino. Il sabato sera passa veloce, i giovani locali sembrano apprezzare di più un abito di primark che un jeans kiton. Forma o sostanza. È domenica mattina: Finalmente il Bread41 è accessibile, niente da dire, ne vale la pena.
Non avete programmi è un lusso pazzesco, salta la gita a Belfast è quello che secondo Visit Dublin è un mercatò imperdibile si rivela una camminata di 7km per osservare una sola bancarella. Curioso però che anche questo piccolo mercato abbia il suo sito web
Nel frattempo Raró sforna altre tre lezioni di business:
- I calendari dell’avvento continuano a spaccare (Timing: costruisci un calendario di eventi e cavalcalo coi tuoi prodotti)
- qualcuno fa incetta di senza glutine (Micro clustering: individua delle nicchie e spingi sulle stesse)
- un produttore va probabilmente in televisione, non si spiegherebbero altrimenti le vendite a profusione di brodo di giuggiole e derivati (Exposure: se i mass media parleranno di te, qualcosa succederà)
È tempo di solide realtà, ho 2 ore per trovare una felpa, mangiare e riposarmi, poi si va a Howth. H&M e grill coreano, e passa la paura.
È lunedì mattina, oggi si va a scuola. Perché? Perché mi sono accorto di studiare poco e insegnare troppo. È vero, studio ogni giorno parlando con le persone e “risolvendo casi” di marketing, ma sedere dall’altra parte dell’aula e studiare gli stili di altri (nello specifico il bravissimo Vladi Finotto) è un privilegio grandissimo. Ogni tanto concedetevelo.