Ciao Zio Pino
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Il pensiero del giorno - Le storie durano più dei prodotti
Non c’è corso di marketing o comunicazione digitale che non parli di story-telling, story-doing, story-everything, nulla in contrario. Il punto però è che sembra che a volte le storie, come gli zombie, si impossessino del prodotto creando una narrazione “non sostenuta”, e per questo non duratura.
Quante volte nelle nostre tavole è comparso il sale rosa dell’Himalaya? Bene, non c’è alcun motivo per pensare che lo stesso (che arriva tra l’altro da una montagna ben lontana dall’Himalaya) faccia bene, secondo The Atlantic. Questo è per me un esempio di “storia introflessa”, che si racconta cioè da sola, distaccandosi dalla verità.
Quello della verità è un concetto che mi spacca la testa da quando ho incontrato Simone Sarasso, autore di Alpha, un libro molto bello. Simone mi ha detto che ogni storia deve avere un “certain amount of truth”, cioè un livello minimo di verità.
Proviamo a cimentarci in un grafico?
Il punto a mio parere è il seguente: le storie introflesse (che non sono finte, ma non sono neanche vere) non durano. Il nostro mondo è fatto di prodotti fantastici che ben si prestano ad essere raccontati ed è nostro compito quello di garantire la verità e non la verosimiglianza delle storie che raccontiamo.
È davvero palese che il nostro ruolo ci mette in mano delle armi manipolatorie, il basso livello di alfabetizzazione digitale medio e l’alto livello di competenza dei marketer che sguazzano ormai tra PNL e Bias, ha reso il nostro mestiere estremamente pericoloso se messo in mano a chi vuole solo sfruttarlo per fottere le persone.
Queste poche righe sono in realtà solo un invito a ricordarci che il nostro mestiere non è quello di creare storie che non stanno in piedi o raccontare storie in cui non crediamo. Il nostro mestiere è quello di amplificare contenuti la cui bellezza merita di essere illuminata ed amplificata e non di essere costruita perché assente, falsa e artefatta.
L’aforisma del giorno
“I can score 20 points if I want to, but it’s not my desire” - (Dennis Rodman)
link interessanti
Un ottimo modo per vuotare le tab di Chrome:
Il libro: Fat & Furious burger - Wiel / Weisbuch
L’articolo fighissimo del giorno: Esisterà ancora l’attribution multi touch?
Il tool mai più senza: Performance Lab per Wordpress
Il tema che non conoscevi e ora conosci: Disney diventa una Ad tech Company (via Gianluca Diegoli)
Il link che salverà le vostre slide: No code tools for marketers in 2022
Una cosa figa
Con Gianluca Diegoli abbiamo pensato a un esperimento, chiamato in codice Marketing Xchange. Due ore a tu per tu con un marketing manager o un imprenditore, per fare assieme un brainstorming aka serious game sulla strategia e trasformazione digitale dell’azienda. È gratis, ci si candida qui.
Altri link
Real Time Marketing:
Un’azienda italiana di macchine del caffè viene ceduta per 160M and counting
Google Analytics non è illegale in Europa (via Giorgio Tave)
Amazon presenta le stanze audio
Immotivate foto di gufi
Voglio andare a vivere in campagna: Non riesci a mettere le mani sul tuo chutney in salamoia in barattolo preferito? Niente paura, grazie a questa campagna puoi spedirlo ad amici e parenti condito da un biglietto dedicato :-)
Ford aggiunge le curve della parola Woman al tracciato di Monza
Mettere questo link ti renderà figo. Anche cliccarlo. Anche condividerlo: Pinterest aggiunge il bottone “compra” (e Twitter testa i Twitter Shops)
Ho l’influenza
IGTV è morta
Tik Tok lancia SoundOn
Nasce Hibe
Cose che non sapevo dove mettere + 1 link nimbo
Ne verso metà:
Crypto Ads su Tik Tok
Google spinge sulle crypto
Social Club, Crypto Tokens and Vibes
L’università di Berkeley è stata costretta a mettere un cap al numero di studenti a causa di un fenomeno detto NIMBY
Vi dirò una cosa di marketing
Understanding Tik Tok (qui una newsletter dedicata), qualche link utile per andare a fondo su questo strano Social:
Tik Tok Engagement Calculator
C’è dibattito attorno ai long form su Tik Tok
Il contributo di TikTok alle vendite off line
Il perché questo strumento inizia a diventare realmente rilevante per tutti e non solo per gli early adopters lo ha ben spiegato Alberto Chiapponi su Linkedin, in un post che riporto
Immaginate un miliardo di telecamere puntate su di un miliardo di persone diverse.
All’improvviso una di queste persone fa qualcosa di singolare, di rilevante rispetto al contesto. Un cosiddetto “segnale debole”.
Questo contenuto viene allora mostrato a un pubblico di 1.000 persone. Il test ha funzionato: engagement e durata di visualizzazione molto superiore alla media.
Ulteriore stress test: 10.000, 100.000, 1 milione, 100 milioni di individui esposti.
In poche ore/giorni é nata una nuova stella di rilievo globale.
È più o meno ciò che è successo a Khaby Lame e a migliaia di altri talenti della porta accanto.
Questa è la potenza di Tik Tok. Nessuna barriera all’ingresso, nessuna costo di avviamento (community pre-esistente), milioni e milioni di AB test ogni secondo col solo scopo di scovare contenuti rilevanti.
Ma questa è anche la sua spietatezza, qui si passa da 0 a 100 e da 100 a 0 in un nulla.
Forse questo è il vero valore della piattaforma. Il talento è costantemente alimentato, vengono esplorati continuamente nuovi linguaggi e nuove storie.
Chiunque ha la possibilità di emergere, ma pochissimi avranno la capacità di rimanere sulla cresta dell’onda. E chi ci rimane di sicuro non si affida al voyeurismo e all’inerzia del pubblico, come può accadere su altre piattaforme.
Un meccanismo spietato di talent scouting, il più efficiente della storia del mondo dell’intrattenimento.
Tik Tok non è un social network in quanto le interazioni tra le persone sono irrilevanti. È la nuova 📺, che ci conosce meglio di quanto conosciamo noi stessi.
Imparare l’inglese
Rubinetto Aperto —> Open Spigot
KPI
Il social più usato dagli italiani secondo l’ottima rielaborazione di Vincos è stato Youtube
Kudos
Data Appeal è un progetto molto bello, e cercano persone :-)
Ma la moglie di Anselmo, non lo deve sapere
Questa newsletter si impegna a diventare English Free entro il 2030. Mi chiamo Giorgio, faccio l’amministratore delegato di Marketing Arena ed ho scritto Marketing Agenda. Scrivo su Pensiero Industriale