Arigato Gozaimasu 🇯🇵
La sveglia per me e Francesca suona alle 3 del 31/12/2024, un bacio al cane e via verso il primo aereo, un agile Venezia - Roma. Il diretto per Tokyo Haneda delle 15 sarà un’altra storia. Un viaggio, non una vacanza. Ma breve, perché il lavoro chiama sempre, che palle.
1/01/2026 - 2.13 ora italiana
Dormito bene, capodanno in aereo, figata. La prima considerazione dell’anno è sul sentirsi comunità. In un volo con la tua compagnia di bandiera si prova un senso di famiglia anche con sconosciuti: in questo caso un gruppo di assistenti di volo romani, gentilissimi e bravi. Passano veloce le 12 ore, con aforismi da manuale ad aprire due dei quattro libri che ho portato con me in uno zaino sempre troppo pesante. Sono “Elogio del rischio” di Anne Dufourmantelle e “verso l’infinito e oltre” di Michael Lewis (oggetto tra l’altro della mia ultima newsletter).
I primi colpi di vita vera arrivano dai dialoghi dell’equipaggio, tutto è incentrato sulla nostalgia di casa nella notte di capodanno: “i piedi ti avrebbero fatto male comunque e anziché di sonno saresti ubriaca di vino”, tra poco saranno a letto anche loro. Ognuno sta al mondo come può, no? Veloci in hotel e poi via verso la prima delle due esperienze mistiche del giorno, il tempio. La folla è enorme ma è tutto silenzioso e ordinato, tutto Giapponese. Lancio di moneta in stile Fontana Di Trevi ma più sobrio, qualche souvenir e poi via per il primo recupero di jet-lag, anche detto sonnellino.
La sera viviamo il secondo momento top, la cena da Tempura Yokota, il menù è hard core:
Questo viaggio non sarebbe stato possibile senza un lavoro di curatela rilevante, ho capito che le reti strette non saranno mai “battute” dalle reti ampie. Mi spiego meglio: su Instagram spopolano video semi-prezzolati di ristoranti e bar, ovviamente secondo i mille influencer il ristorante migliore è sempre diverso. Per preparare questo viaggio io ho scomodato Fabrizio (preziosissimi i suoi appunti di viaggio), Yoshimi, Alessio, Matteo, screen-shottato il viaggio di Romano, Andrea e molti altri. È da queste connessioni che ho estratto chicche culinarie e (non) turistiche.
2/01/2026 - 10.21 ora giapponese
È tempo del palazzo imperiale. L’esperienza è surreale, finiamo in un vero e proprio corteo dedicato all’imperatore.
La famiglia reale si affaccia, parla cinque minuti ed il popolo applaude convinto. È la volta di Aoyama a incrociare sacro e profano. Il grazie qui va a Michele, amico dai giusti consigli: colpisce la cattedralizzazione del brand, possibile solo con questi volumi e queste ampiezze. Shiseido apre una pasticceria, Muji un hotel, è pazzesco. Tra l’andata e il ritorno visitiamo il santuario Meiji, stando attendi a non farci stendere da Super Mario:
Incontriamo Orlando Bloom e Katy Perry, onoriamo il Prada Store (più un monumento che un negozio) e poi muoviamo a Ginza a vedere Uniqlo e Ginza Six. La libreria al suo interno vale mezzo viaggio. Alle 18 la prenotazione è da 日本料理 銀座 , se è il sushi vero che vuoi, qui sanno come farlo
3/01/2026 - 10.50 ora giapponese
La mattina comincia al tempio Sengakuji, molto piccolo, vicino casa. L’esperienza è inattesa, per entrare dobbiamo comprare incenso e rendere onore ai 47 Ronin sacrificatisi in una sorta di ammutinamento. Ah, alloggiamo al Tokyo Intercontinental , comodissimo (scoprirò in seguito che non è il massimo per la nightlife, ma ci tornerei). Muoviamo veloci verso l’isola artificiale di Odaiba dove il mall locale soddisfa la nostra fame di cartoni e giapponeserie giapponose, godiamo di un concerto di giovani locali che rimandano al primo Canta Tu di Fiorello e diamo sfogo allo shopping. Ah, Gundam!
Cambiamo programma all’ultimo, Ginza e i suoi negozi pettinati lasciano spazio alla scorbutica Akihabara, un posto folle. È come essere in una sala giochi di un milione di persone, forse di più. La sensazione di non scoprire mai davvero l’intimità di un giapponese è viva. Non mi è accaduto a Buenos Aires, non l’ho cercata a Riyad e Mumbai. Di fronte a una situazione come questa la cosa migliore è vivere da ospiti, nel rispetto di una complessità che si può avvicinare solo con tempo, pazienza e rispetto.
La cena serale prevede “il cotolettone” Tonkatsu Maisen Aoyama con l’amico Fabrizio, in Giappone con la famiglia. L’esperienza è croccante e si chiude a Shibuya Crossing. Lascio qui consigli sparsi per un futuro ritorno: Michele consiglia la catena di Sushi Itamae. Nel frattempo cotolettone:
4/01/2026 - 11.46 ora giapponese
Sua maestà lo Shinkansen attende alla stazione di Shinagawa, anzi attendiamo noi. Arriva alle 11.35 per partire alle 11.37, ovviamente in orario. I prossimi due giorni sono dedicati a Kyoto. Il primo passa sornione al Nikishiki Market ma la sera senza prenotazione recuperiamo un posto muy local
Basta un buon Instagrammer per dirvi che vi serve “una A5” non “una bistecca di Wagyū per mangiare la carne buona. Il tema merita un approfondimento: in Giappone anche al supermercato si può trovare carne di qualità estremamente marezzata, che sembra a noi una carne diversa, che immaginiamo morbidissima e succulenta. In realtà anche da queste parti c’è carne e carne, la classificazione può venirci incontro nel definire la qualità del nostro pasto.
La domenica la sveglia suona molto presto, il mattino ha l’oro in bocca. Alle 7 siamo già al Fushimi Inari, visto su Instagram!
Poi è il turno del Kyomizu-dera, nel mezzo il santuario Zenkyo-an Temple, dedicato al cinghiale. Ci sarebbe molto da dire sulla mistica giapponese ma non posso scrivere un libro (però ho in canna “le tre signore del chiosco di Tokyo”). L’alzataccia e la scalata del monte non sono gratis :-(
6/01/2026 - 8.01 ora giapponese
Oggi tocca il trasferimento inverso, si torna a a Tokyo. Il Teamlabs planet è un’esperienza che vale da sola il biglietto aereo
Gli ultimi due giorni passano sornioni tra occasioni mancate (come il Shibuya Sky) e ottime scoperte come Sushi Zanmai o la catena Hands, le cartolerie in Giappone sono una cosa seria. I miei piedi:
Un viaggio, non una vacanza. Da fare, da rifare, bellissimo.
Buonanotte all’Italia
Da anni professionisti che stimo analizzano gli angoli del saper fare italiano: il Futuro Artigiano di Stefano Micelli, le Periferie competitive di Giulio Buciuni ed il lavoro dell’Agrifood Lab dell’Università Ca’ Foscari di Venezia guidato da Vladi Finotto e Christine Mauracher. Più vado a fondo su questi temi più comprendo che l’Italia è essa stessa un Outlier. A volte noi ci presentiamo così:
Ma il mondo ci sta chiedendo di essere avanguardia nella moda, nel lusso, nel design. A me manca un grosso dato, legato all’industrializzabilità di un paese che fa di:
Turismo Interno
“Lusso” esportato in tutto il mondo
Il proprio modello di Business. Il punto per me è questo: l’Italia ha tutte le carte in regola per fallire ma non vuole fallire, non riesce a fallire. La nostra storia, la nostra cultura e il nostro saper fare rendono unico il nostro modo di portare bellezza e qualità al mondo. È un tema che ha bisogno di essere esplorato.
Per gioco, ho chiesto a ChatGPT
Qui la risposta:
Per stimare la crescita necessaria nei settori del lusso e del turismo per aumentare il PIL italiano del 10%, dobbiamo fare alcune ipotesi e calcoli.
Punto di partenza: PIL italiano
Il PIL italiano nel 2023 è stimato intorno a 1.900 miliardi di euro (valore approssimativo). Un incremento del 10% richiederebbe un aumento di 190 miliardi di euro.
Settori rilevanti
Lusso (moda e food):
Il settore del lusso (moda e prodotti di lusso alimentari) genera un valore di circa 150-180 miliardi di euro all'anno, con una forte componente di esportazione.
Turismo interno:
Il turismo contribuisce al PIL per circa il 13% (pari a circa 247 miliardi di euro). Di questo, il turismo interno rappresenta circa il 50% (circa 120-130 miliardi di euro).
Calcolo delle crescite necessarie
Per aggiungere 190 miliardi di euro al PIL, occorre distribuire questa crescita tra i due settori.
Scenario 1: Crescita proporzionale
Se distribuiamo proporzionalmente la crescita:
Lusso (moda e food): copre circa il 50% dell'obiettivo → 95 miliardi di euro.
Turismo interno: copre il restante 50% → 95 miliardi di euro.
Crescita a volume necessaria:
Lusso:
Valore attuale: 150 miliardi.
Obiettivo: 245 miliardi.
Crescita necessaria: +63%.
Turismo interno:
Valore attuale: 125 miliardi.
Obiettivo: 220 miliardi.
Crescita necessaria: +76%.
Scenario 2: Focus prevalente sul lusso (export-driven)
Se il lusso fosse il traino principale (70% dell'obiettivo) e il turismo contribuisse meno (30%):
Lusso: 133 miliardi da aggiungere.
Turismo interno: 57 miliardi da aggiungere.
Crescita a volume necessaria:
Lusso:
Obiettivo: 283 miliardi.
Crescita necessaria: +89%.
Turismo interno:
Obiettivo: 182 miliardi.
Crescita necessaria: +46%.
Fattibilità
Lusso:
Possibile espansione: Puntare su mercati emergenti come Cina, India e Medio Oriente, e aumentare la penetrazione nei mercati maturi.
Criticità: Dipendenza dall'export, posizionamento premium e concorrenza globale.
Turismo interno:
Possibile espansione: Destagionalizzazione del turismo, miglioramento dell'infrastruttura, valorizzazione delle regioni meno conosciute.
Criticità: Richiede investimenti pubblici e privati significativi, cambiamento delle abitudini di viaggio.
Conclusione
Per raggiungere un aumento del 10% del PIL italiano tramite lusso e turismo:
Crescita a volume del lusso: Tra il +63% e il +89%.
Crescita a volume del turismo interno: Tra il +46% e il +76%.
L'obiettivo è teoricamente raggiungibile, ma richiede:
Investimenti strategici, soprattutto nel marketing e nelle infrastrutture.
Innovazione e sostenibilità, per mantenere competitività.
Collaborazione pubblico-privato, per garantire supporto alle imprese e alle infrastrutture turistiche.
Conclusioni - Cinque cose che ho imparato in Giappone
1) Il contesto influenza i limiti: non avrei mai pensato di ingurgitare anguille o pesci coltello. Infatti la prima non l’ho mangiata. Però il secondo si. Se vai dal re del sushi ti turi il naso e mangi il sushi, stop
2) La cultura e l’Alpha city hanno una relazione molto stretta: in una città con 20 milioni di abitanti puoi permetterti un quartiere dedicato al gaming. E dentro questo quartiere c’è un negozio con 500 macchinette sparapalline
3) Siamo fortunati: Michele ha scritto su Linkedin un bel pezzo in cui parla di 41 giorni di vacanza nel suo 2024. Fabrizio mi ha raccontato che i suoi amici giapponesi in vacanza non ci vanno o quasi. Abbiamo infatti realizzato che tutti i giapponesi o quasi che si vedono in giro per l’Europa sono pensionati. Le donne non hanno ancora un ruolo del tutto paritario e la cultura gerarchica è forte anche nelle aziende. Insomma questo ordine apparente ha un costo non irrisorio
4) Il buon augurio è una cosa seria: al tempio dedicato al cinghiale abbiamo capito che per i Giapponesi il buon augurio è fondamentale. Lo cercano al tempio, ma cercano anche la fortuna nei punti vendita pescando mini-regali al momento dell’acquisto o facendo la fila in simil-tabaccherie che vendono biglietti per la lotteria.
5) Il branding è importante: le marche fanno a gara per costruire esperienze di ogni sorta e ne enfatizzano la narrazione. Dall’illustrazione al segno, dalla comunicazione all’esperienza utente, tutto è progettato per vivere e far vivere la marca. Ne è un esempio il Nagano Market a Ginza
I giapponesi riescono a costruire attorno a un personaggio un merchandising pazzesco, il sito merita una visita.