Al Fresco
“Parfums?” (Hostess Ryanair)
È raro per questi schemi bucare due venerdì di fila nell’invio della periodica missiva, semplicemente non avevo nulla di rilevante da dire. Per la verità mi ero infilato in un pezzo, ma si stava rivelando macchinoso a me per primo. Andiamo quindi a recuperare oggi, lunedì, magari poi mettiamo a terra una newsletter speciale from Dublin, sono infatti in zona per qualche giorno.
Ryanair è uno strumento di concentrazione stupendo, non c’è il wi-fi, le distrazioni sono ridotte al minimo. Quello odierno sembra un lazzaretto ove i monatti scaricano pestilenti umani, se ne uscirò vivo premerò “send to everyone now”. Sono anche io candidato all’infezione visto che mi sono aperto un dito del piede, non benissimo.
La verità è che sono molto stanco, ho deciso di non scendere a patti con la rinuncia alle attività in cui volevo crescere nel 2024, principalmente lo sport e la lingua inglese. Questo mi ha portato a vivere giornate di 18 ore, con spesso più 5 che 6 dedicate al sonno. A Dublino paradossalmente andrò a non puntare la sveglia, e va bene così. Contestualmente sto cercando di godermi per quanto posso gli affetti di chi mi sta intorno: sono grato e colpevole verso tante persone e un cane che sopportano orari fuori di senno e pit-stop degni del box dei Damon Hill: via la valigia, su la valigia, via in stazione, parcheggia il furgone, piscia il cane, addormentati.
Ma è la società a non passarsela benissimo. C’è stato un tempo in cui io credevo (Ligabue, Jovanotti, Pelù) che lavorare in aereo fosse sinonimo di prestigio, oggi siedi su un cubo di acciaio mangiando pollo e riso da una tapperware di bassa lega, boh
Sempre più spesso mi chiedo “cosa posso lasciare” agli eventi ove partecipo o le lezioni che tengo, il “what’s in that for me” diventa “what’s in that for them”? Recentemente ho parlato a due eventi, il primo è stato un conclave associazionistico in cui ho faticato per un’ora intera a capire se il pubblico era connesso con me. Tendo a personalizzare sempre gli eventi, a non andare impreparato. Mi rendo però conto che spesso racconto cose complesse in poco tempo, e la FOMO da dire tutto è in realtà una forma di insicurezza data dal non dominio dei tempi scenici, poi la porti a casa, va bene. Però non va bene. Il secondo invece è stato un momento di stand up comedy di cui vado più orgoglioso: Nicco e Matte si sono inventati un rebranding forte per “Riprese Firenze” (era oggettivamente un nome di merda, anche se sarebbe bello immaginare questo posto dove tu entri e vieni continuamente ripreso e rimproverato, a Firenze), hanno portato “Agenzia Brief” al massimo del suo splendore e sfidato in un cinema lo sciopero più duro degli ultimi tempi per mettere a terra Videns, un evento divertente che ha visto il Gotha di un certo tipo di digitale sfidarsi a singolar tenzone a colpi di slide e modelli. Che il livello si stia alzando lo si vede anche dalla qualità creativa: Gianluca Diegoli e Alessandro Mininno avevano le slide graficamente belle, quindi avere un contenuto non basta davvero più. Perché ho visto solo loro? Perché sono arrivato brutalmente tardi avendo impostato il navigatore a “Firenze” dimenticando l’indirizzo e atterrando praticamente in ZTL. Succede. Durante gli altri speech mi intrattenevo con l’amico Paolo Ratto sulle dicotomie in agenzia:
Account, PM e sales d’assalto, tutti e 3?
Margine o fatturato?
Si ma Tik Tok?
Prima di passare a nuovi temi ho scopiazzato da Linkedin una serie di dubbi sull’AI
Per poi spremere al massimo Ansoff con una mia personalizzazione spinta del modello
Fare meglio con i contenuti esistenti e il sistema di delivery esistente porta alla digital penetration: resto su Instagram, faccio i reels, ma credo nuovi formati in ottica incrementale e non radicale
Se il delivery rimane lo stesso ma i contenuti sono nuovi abbiamo il content development, ho portato il caso di Haier che chiede ai creator di installare in casa propria il condizionatore e sviluppare contenuti in tal senso
Se a rimanere fermo è il contenuto ma il delivery è nuovo abbiamo il platform development, ad esempio Vimar che sbarca su TikTok
Da ultimo, il più hard, nuovo contenuto e nuovo delivery: abbiamo portato Colorificio San Marco a sviluppare video creativi per nuove piattaforme (diciamo che potrebbero girare nella digital TV)
Cosa impara il marketing manager? Di base la matrice di Ansoff è una matrice di crescita, sulla base della saturazione percepita su contenuto o piattaforme è possibile muoversi lungo le direttrici per innovare il proprio marketing plan.
Prima di salutarvi vi confesso che è proprio vero che “il popolo scelse Barabba”: inizialmente avevo pensato di chiamare il mio intervento “100 bugie che il marketing ci ha raccontato”, però era troppo difficile metterle a terra così le ho fatto produrre all’AI
La gente ha fotografato un sacco. Ho poi proposto le mie 6 (non scelte da quelle sopra). Non è vero che:
Il marketing è indipendente dal prodotto, citofonare a MSW che durante il cambio gomme (ovviamente) vende di più
La cash machine di Dubai esiste, bisogna andare a lavorare, davvero
Il prezzo non conta, venite con me al Coreano di Dublino, è pieno perché è economico
La rilevanza è sottovalutata, si parli di Loewe con On o di Niike SNKRS, scarsità ed esclusività sono il nuovo lusso
La SEO è morta, stiamo lavorando con un cliente che vende Erba Medica nel mondo, e la SEO sta facendo davvero il suo mestiere
Gridare non serve a nulla: è dimostrato che la frequenza è fondamentale
Il volo è quasi atterrato, sono contento di queste righe e mi appresto a una reunion col mio amico di infanzia Francesco. Ho con me una copia del mio libro (compratelo cacchio, è bello) e devo decidere se darlo al direttore del corso o a Francesco. Lo darò a Francesco perché sono stanco di spargere competizione e che tutto sia una gara. Lui lo apprezzerà di più. Ovviamente un’altra strada ci sarebbe stata: bastava portarne via due.