“Mi sono reso conto che un uomo solo non mi ha mai fatto paura, invece un uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura” (Fabrizio De André)
Ho fatto un altro micro-errore. Una cosa da poco, impercettibile. Soprattutto quando sei nella posizione di potertelo permettere. Un ritardo ad un appuntamento, tanto ti stimano. Una svista nel compito, tanto sei il prof. Una call bucata, tanto sei il capo. Ma qui non è Instagram, qui è dove si scappa dalla Instagram. Non è “leading by example”, non è “metticela tutta”. Qui il pesce puzza sempre dalla testa.
Andare oltre il limite è sempre una scelta, capire che lo si sta superando non sempre lo è. Il metodo, la gestione del tempo, i calendari organizzati alla mezzora, tutto può aiutare. Ma non è il punto. Partiamo dalla fregatura-madre: spesso facciamo un lavoro che ci piace. I recenti accadimenti (pandemia) ci hanno portato a confondere del tutto vita privata e lavoro e siamo spesso fottuti da due elementi:
passione
curiosità
Facciamo con passione il nostro lavoro quindi vediamo opportunità ovunque. E siamo curiosi, quindi andiamo ad un evento in più, diciamo un no di meno, ci iscriviamo ad un’altra newsletter. Sicuramente il male del nostro tempo è la totale assenza di cultura del far nulla, facciamo una fatica enorme a riposarci
Ed Instagram ci fotte. Perché un Entrepreneurship quote qualsiasi proverà a motivarci dicendoci di stare umili e focus
Penso spesso al nostro mestiere, che temo accomuni i 3.402 iscritti a questa newsletter: solitamente ci diciamo reciprocamente che non salviamo vite umane. C’è di più. La verità è che, a mio parere, la vita avrà avuto tanto più senso senso quanto più grande sarà l’impatto che avremo lasciato nel mondo. E forse un impatto 0 è un ottimo punto di partenza visto che almeno noi markettari di solito facciamo danni.
Se la ricchezza americana fosse una torta di 8 fette da dividere in 100 persone, una sola (la più ricca) ne prenderebbe 3. Scomodiamo Frédéric Beigbeder:
Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma. Vi proibisco di annoiarvi, vi impedisco di pensare. Il terrorismo della novità mi serve a vendere il vuoto
Sapete perché i nostri nonni che andavano al mare con la multipla non avevano i nostri problemi? Perché non avevano paura. Lavoravano in posta, prendevano un milione al mese, ma sapevano che sarebbero andati in pensione. Il loro tempo era scandito da poche monolitiche certezze, e magari qualche sigaretta.
Il nostro è scandito dalla FOMO della gig-economy. Procura un altro lavoro, cerca altro fatturato, corri a crossfit, aggiungi lo Yoga, cerca i sassi per la meditazione. Perché mio nonno non meditava? Perché non aveva demoni da mandare via. Il problema di tutto questo sono i limiti. Ci servono più soldi per fare più cose, perché i soldi servono a scappare dalla gente di merda, l’ha detto Instagram
Sapete cosa c’è oltre il limite? Se va bene l’infarto. Se va male l’infelicità cronica. Sapete cosa fanno quelli bravi? Stanno fermi. Stanno calmi. Sanno aspettare.
L’infarto è una scelta, chi sono io per dirvi di non farlo? Ma se ci ritroviamo vissuti al posto di vivere, forse è un problema. Bere una coca e mappare i propri limiti potrebbe essere un buon proposito per un sabato anti-fomo.
Verissimo. E oltre a Fomo e al dover fare piú soldi, c’è anche la corsa alla carriera: chi dei tuoi contatti ha crescita/posizione/title piú prestigioso. Alla peggio, dopo una gran meditazione sulla gratitudine, si cambierà vita e andrá alle Poste
Censurare le quote motivazionali sarebbe un buon punto di partenza. Purtroppo dilagano anche qui su Substack.